Storia di incensi e profumi

Storia del profumo-La ricerca delle fonti.

Dietro ai profumi antichi ci sono miti, leggende, esplorazioni geografiche, studi botanici e un ventaglio di usi che spazia nella medicina, nella cosmesi, nella religione, nell’arte ecc.

Insomma il profumo nei tempi antichi lo si trova dappertutto, per questo viene logico pensare che ci siano migliaia di fonti e testimonianze, ma non è sempre così.

Nella storia del profumo la ricerca delle fonti per ricostruire gli usi, i prodotti usati e le tradizioni collegate, è una sfida.

Sommario prima parte

  • Una ricerca difficile
  • A caccia di molecole
  • Fonti della ricerca archeologica (vasi, iconografie ecc)
  • Testimonianze scritte

Una ricerca difficile

La ricerca sui profumi antichi è spesso molto difficile a causa della materia di cui sono composti.

Il problema principale è il deterioramento della materia organica. I profumi sono il risultato della lavorazione più o meno complessa di erbe e resine macerate o mescolate ad oli vegetali, vino e grassi animali facilmente deteriorabili e dunque soggetti all’usura del tempo e non solo.

A compromettere quel poco che resta dei profumi ci sono anche le contaminazioni esterne ad opera di animali e di altri elementi naturali come l’acqua.

Un ulteriore problema è dato dalla mancanza di fonti lineari e certe, perlopiù disseminate in una periodo storico ampio.

La “normale” ricerca archeologica restituisce solida pietra, bellissimi mosaici con disegni che per la loro iconografia sono riconducibili ad una certa epoca. 

Per i profumi è un po’ diverso. Dei profumi spesso resta solo il contenitore e qualche residuo più o meno solido.

A caccia di molecole.

Ma se abbiamo i contenitori qual’è il problema nel ricostruire un profumo?

Per dare una risposta dobbiamo prima di tutto capire che la profumeria antica non aveva nulla a che fare con quella moderna. Non esistevano le etichette ed i contenitori usati per lo stoccaggio e il trasporto dei profumi erano simili a quelli usati per trasportare vino, olio o altre sostanze prive però dei profumi che ci interessano.

Altre volte pur contenendo del profumo la materia è talmente compromessa da rendere difficile l’individuazione dei singoli elementi.

L’unico modo è arrivare dove l’occhio e il naso umano non possono è sfruttare l’archeologia molecolare in grado di stanare le molecole di profumo “intrappolate” nel contenitore.

Per questo anche la materia del contenitore ha la sua importanza. Ad esempio la ceramica antica, essendo porosa, trattiene molta sostanza. 

In genere più a lungo il profumo è rimasto all’interno del contenitore più la sua presenza è forte e facilmente individuabile dalle analisi.

Altre fonti della ricerca archeologica: i contenitori

La forma e la lavorazione dei contenitori poi ci danno una finestra sul dove e sul quando. 

In particolare le decorazioni ci danno un importante indizio. I più antichi risalirebbero al VII sec. a.C. e sono decorati solo in parte, mentre i contenitori successivi hanno decorazioni che si estendono su tutto il vaso.

Capire quali profumi si trovassero al loro interno ci aiuta anche a capire come l’uso del profumo si sia evoluto nel tempo.

Un esempio importante lo vediamo con dei piccoli contenitori chiamati aryballoi.

Questi vasi dalla particolare forma sono stati prodotti in grande quantità nel mediterraneo in epoca arcaica.

La maggior parte di queste bottiglie veniva da Corinto il che fa pensare ad un florido commercio di essenze profumate, ma cosa ha fatto la fortuna di questa città?

Dalle testimonianza di  Plinio il Vecchio sembrerebbe che ci fosse un profumo a base di iris.

Le ricette dei profumi poi potevano variare anche molto in base alla regione di produzione, il che fa pensare che le ricette fossero gelosamente custodire visto l’intenso commercio e le ricchezze generate da esso.

Uno degli esempi di quanto fossero varie le ricette lo dimostra il Kyphi, un antico profumo egizio che poteva contenere fino a 56 elementi diversi in base alla regione in cui veniva prodotto.

Tornando ai contenitori nell’antica Grecia se ne trovano alabastro, oppure in più economica pasta vitrea e terracotta. Nel primo caso è più difficile trovare delle tracce di profumo per la bassissima porosità

Testimonianze scritte

Un prezioso aiuto alla ricerca lo danno le testimonianze scritte di autori come Plinio il Vecchio, Teofrasto, ma anche frammenti di epigrafi funebri, registri dei templi su cui venivano annotate le consegne di resine pregiate e altre fonti scritte di viaggiatori e studiosi .

In questo caso il problema è la linearità delle informazioni.

Per alcuni popoli, come gli Antichi Greci esiste un solido corredo testuale, mentre di altre culture non restano che pochi frammenti incompleti. Anche il periodo storico influisce sulle fonti, più abbondanti in un secolo e quasi inesistenti in quelli prima.

Alcuni testi scritti permettono anche di scoprire come venivano lavorati i profumi. Sembra scontato ricordarlo, ma non disponevano delle tecniche moderne.

Dunque come lo lavoravano?

Lo scopriremo nel prossimo articolo dedicato alla storia del profumo antico.